chi è il clown di corsia?
Il clown sbaglia, ci offre uno specchio e ci mostra una via
Si potrebbero dire tante cose del clown: chi è, e da dove viene questa figura, la storia di questa forma d’arte; potremmo parlare della comicità del clown, cosa comunica con il suo essere debole, con il suo inciampare, prestarsi a essere deriso.
I clown: c’è chi non ne può fare a meno, chi invece se ne tiene alla larga perché dice che gli “mettono tristezza”, c’è chi vede uno “specchio” di se stesso e allora ride. Perché, è vero, il clown si mostra (e si offre) nel momento in cui “sbaglia”, storpia le parole, gioca con ironia e un po’ di irriverenza. E noi di tutto questo possiamo sorridere, perché ci vediamo la possibilità di accogliere l’imperfezione che ci attraversa tutti.
Il clown di corsia? “Semplice e sensibile”
Una persona ci ha regalato questa idea: il clown di corsia è “semplice e sensibile”.
Che definizione illuminante! Verissimo
Il clown di corsia è “semplice”
Nelle stanze di ospedale non mettiamo in scena uno spettacolo, non facciamo intrattenimento, ma improvvisiamo e giochiamo “con” le persone; non utilizziamo strumenti professionali di sicuro impatto, ma spesso giochiamo con le cose di tutti i giorni… aggiungendoci la fantasia. Così un imbuto diventa un megafono, una paletta da spiaggia si trasforma in una racchetta per spostare le bolle di sapone (mai provato?), un piccolo rastrello diventa un gratta-schiena fenomenale e ovviamente… uno scopettino del wc (ops) diventa microfono per divertenti interviste
Il clown di corsia prende spunto dalle piccole cose e con la sua fantasia propone un “altrove”, un mondo immaginario da abitare per un po’.
Il clown di corsia è “sensibile”
Una chiave di lettura che utilizziamo per affrontare la corsia di ospedale e gli incontri nelle diverse stanze è questa: lui, o lei, non è un “paziente”, ma una “persona” con la quale possiamo entrare in contatto, cercando di far leva sulla sua vitalità; perché più che “far ridere”, cerchiamo di “ridere con”.
Spesso il clown di corsia suscita emozioni, le fa emergere; anche la commozione, lo sciogliersi di tensioni che l’ospedalizzazione può dare. Le emozioni che si manifestano, una risata o anche un pianto liberatorio, sono sempre positive perché sono le emozioni trattenute ad appesantirci.
Il clown di corsia vive e condivide un attimo di leggerezza… E poi prosegue, verso la stanza successiva, lasciando una scia di colore, quasi un piccolo seme di vitalità riaccesa.
la stanza di ospedale può allargare i suoi confini…